L’importanza archeologica del Promontorio di Varigotti è legata a Nino Lamboglia, che a metà del secolo scorso ipotizzò l’esistenza di un insediamento fortificato bizantino (VI-VII secolo) posto a protezione della sottostante base portuale.
Tra il 1993 e il 2024 sono state condotte numerose ricognizioni, ricerche e scavi archeologici nel pianoro sommitale del promontorio e a ridosso della cinta muraria, che hanno confermato l’esistenza di un castrum bizantino e di un castello medievale con una triplice cinta muraria difensiva. L’ingresso alla parte sommitale era protetto da un’alta torre quadrata, della quale si conserva solo la base.
Fin dall’Antichità, la rada portuale di Varigotti era inserita nella navigazione di cabotaggio che univa il Mar Tirreno alla Provenza e alla Penisola iberica. L’inserimento di Varigotti lungo queste rotte è testimoniato anche dalla presenza di grandi ciottoli in pietra verde (ofioliti), provenienti dal massiccio del Monte Beigua, dal Levante ligure e dall’area toscana, interpretati come zavorre per le navi.
Tra VI e VII secolo la Liguria marittima, difesa da un sistema di fortificazioni noto col termine di limes, rimase sotto il controllo bizantino. I rapporti con Bisanzio portarono all’affermazione di Varigotti come scalo portuale, mentre la parte sommitale del promontorio fu cinta da mura.
Epigrafi in marmo, ceramica sigillata africana, anfore, pietra ollare, uno spillone in bronzo e bolle in piombo confermano l’importanza in questo periodo del promontorio e della chiesa di San Lorenzo, posta sulla pendice soprastante alla rada portuale.
La cronaca scritta alla fine del VII secolo da uno storico franco, noto come lo pseudo-Fredegario, menziona Varigotti tra le città liguri distrutte dal re longobardo Rotari, che nel 643 pose fine alla dominazione bizantina.
Dalla chiesa di San Lorenzo proviene un sarcofago romano di IV secolo in marmo bianco greco rilavorato sulla faccia posteriore in età altomedievale (seconda metà dell’VIII secolo), attualmente esposto nel Museo Archeologico del Finale a Finalborgo.
Durante il Medioevo, il promontorio mantenne la sua importante funzione difensiva fino alla distruzione genovese del 1341.
Alla fine del XVI secolo, a causa delle incursioni barbaresche, le cinte murarie furono rafforzate con la costruzione di una nuova torre di avvistamento e un baluardo a forma di elisse posto sull’estremità del promontorio.
L’area fu utilizzata come postazione di difesa e avvistamento ancora durante la II Guerra Mondiale.
Nel corso del progetto di riqualificazione del promontorio è stata condotta una aerofotogrammetria con drone dell’area e creato un modello 3D.
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